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Ho perso stima nella mia famiglia

    Salve. Per quanto sia difficile esprimersi in poche righe tenterò di esporvi quali sono le motivazioni per le quali vi scrivo.
    Sono una ragazza di 21 anni. Vivo a Palermo, una città artisticamente bella, ma che per moltissimi altri aspetti lascia desiderare. Mi sono iscritta all’università subito dopo aver conseguito il diploma, iscrivendomi alla facoltà di “Design Industriale”, e solo dopo mi sono appassionata alla fotografia in genere, frequentando un’accademia privata, ma oggi non posso dire di sentirmi soddisfatta di ciò che ho costruito in questi anni nonostante i miei successi.
    Sono sempre stata una ragazza abbastanza sensibile, emotiva, ma non ho mai letto queste doti con una nota negativa se non come in questo periodo. Le persone mi hanno sempre descritta come una persona forte, decisa, determinata tanto abbastanza da non lasciarsi frenare da nulla e per anni io stessa ho creduto di essere realmente così, fino a quando una spiacevole situazione familiare, accompagnata da altre delusioni, mi hanno fatto “cadere” in uno stato d’animo da cui non sembro riprendermi da ormai un anno e mezzo.
    A partire da due anni fa, ho iniziato a notare delle situazioni insolite all’interno della mia famiglia. Mia madre e mio padre generalmente parlavano poco e litigavano spesso. Dopo tanti anni di convivenza pacifica in un primo momento ho pensato si trattasse di un banale periodo che sarebbe stato superato. Poi ho cominciato ad osservare gli stati di mia madre, sempre più sofferenti. Ha cambiato alimentazione dall’oggi al domani, smettendo di cucinare anche per me e per mio fratello. Ha smesso di occuparsi delle faccende di casa ed in genere di prendersi cura di noi. Notando la situazione, non ho potuto fare altro che iniziare ad occuparmi di casa mia e di mio fratello, dato che mio padre per motivi di lavoro è assente tutta la giornata. Oggi, per fortuna, io e mio fratello abbiamo instaurato degli equilibri buoni che ci consentono di aiutarci in maniera tranquilla. Ma, a parte questo, notavo sempre che mia madre non si sedeva più a tavola con noi, finiva di mangiare, beveva qualche bicchiere di liquore, piangeva e si rintanava nella sua stanza.
    Non avevo capito subito che mia madre non dormisse più con mio padre. Non l’ho mai notato per motivazioni di spazio (abbiamo una casa su tre piani e la mia è in un piano diverso dalla loro). Aveva preso un materasso, l’aveva buttato a terra nella stanza di mio fratello e dormiva con lui, prima ancora che un’altra stanza venisse aperta. Non mi spiegavo perché tanta confusione, fino a quando non ho deciso di parlare con mia nonna, la quale mi disse che i miei genitori avevano problemi di convivenza da almeno 7 anni e che con buona probabilità mio padre aveva tradito mia madre.
    E’ stato un po’ come se mi fosse crollato il mondo addosso e non volevo crederci.

    Avevo sempre avuto una reputazione altissima della mia famiglia, specialmente di mio padre, figura a cui sono legata in modo viscerale. Io stessa non mi sono tirata indietro, non mi spiegavo come potesse essere successa una cosa del genere ed ho sempre cercato di trovare informazioni più precise delle parole di mia nonna materna (ragionevolmente di parte), ma nessuno mi ha mai saputa aiutare.

    Tuttora nessuno è stato ancora in grado di fare chiarezza sugli accaduti, non so come inquadrare i miei genitori ed il risultato è che li ho persi come punto di riferimento. Con mia madre non parlo quasi più se non per questioni di necessità. Non mi sono mai confidata con lei, mi sono sempre sentita a disagio.
    L’estate scorsa questa situazione è esplosa, concludendosi con una lite che è arrivata fino all’impatto fisico tra mio padre e mio nonno. Da un anno la mia famiglia è spaccata. Abbiamo trascorso Natale e Pasqua da soli, nessun altro familiare ci ha fatto visita sapendo della situazione, né mio padre e mio nonno hanno “mediato” per amore nostro. Per un periodo di tempo mia madre minacciava di andarsene da casa perché con noi non stava più bene, diceva che aveva bisogno di un periodo per staccare la spina e solo così sarebbe stata meglio. Mio padre si è opposto, non voleva che se ne andasse, sia per il dispiacere che per motivazioni economiche. Alla fine di tanti mesi di discussione mia madre è rimasta con noi, ma è stato come far vento sul fuoco. Lei è entrata in depressione, la notte non dormiva più, vomitava di continuo.
    Oggi, non so per quale strana alchimia, sembra che tutto sia tornato all’equilibrio di un anno e mezzo fa. I miei non stanno bene, è palese che siano insoddisfatti, ma ci dicono che hanno tentato di “rimediare” a quella situazione per noi. Ciò che non sono riusciti a tenere in conto è il fatto che un figlio, davanti a scene di liti, di sofferenze e di tanto altro, inevitabilmente cambia e soffre forse più dei genitori.
    Mi sono sentita impotente, non sapevo come aiutare mia madre, né come stargli accanto, dato che rifiutava l’aiuto di chiunque le provasse a dire qualcosa. Ho litigato con alcuni miei parenti per le loro intromissioni, per le accuse contro mio padre, perché tutti hanno tentato di dividerci piuttosto che aiutarci.
    Questo ha provocato in me un lento ma dovuto allontanamento dalla carriera universitaria di cui prima accennavo. Mi ha portato a stare male, facendo si che sentissi più il bisogno di sentirmi serena allentando un po’ la presa con gli studi (che sono la seconda fonte principale del mio stress). Ho perso un anno di università, e l’esordio dei miei genitori è stato questo: “Riesci almeno a darti tre materie entro settembre dell’anno prossimo, così ti prendi la borsa di studio?”. Non c’è stata alcuna preoccupazione da parte loro nei miei confronti e, al contrario, tutti quanti si aspettavano che dovessi essere io a dover fare qualcosa in aiuto loro, come se si fosse invertito il ruolo genitore-figlio senza che io lo avessi deciso o voluto.

    Ho perso tutta l’autostima che avevo, ho perso l’immagine di me che avevo prima, ho ceduto. Oggi soffro per le mie mancanze di volontà, per tutte le cose che non riesco a portare a termine perché mi sento sempre ingabbiata in questo stato di profonda crisi da cui non so più uscire. Tendo a procrastinare, a non avere più motivazione, a sentirmi insoddisfatta ma senza reagire. Mi sento bloccata.

    Ho sempre pensato che magari fosse colpa del periodo e che una volta finito io mi sarei sentita meglio, ma evidentemente questo “qualcosa” che è successo mi ha segnata talmente tanto che mi ha cambiato, rendendomi una persona che non volevo essere, cioè priva di energia.

    Prima ancora di parlarvi dello stress e delle insoddisfazioni date dal percorso universitario, volevo concentrare l’attenzione su questo. Vorrei capire se e come posso superare questa situazione da sola, o se sia consigliabile l’aiuto di uno specialista.
    Grazie anticipatamente per l’attenzione.

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