Mio fratello tende a isolarsi troppo

    Gentili Dottori, spero di aver inserito la domanda nella sezione giusta.

    Vi scrivo per una problematica relativa a mio fratello, un ragazzo di 15 anni, che frequenta il secondo anno di liceo linguistico.
    Premetto che, sin da piccolo, è sempre stato un bambino molto timido e con scarse capacità di relazionarsi e socializzare con coetanei e non. Anche alla scuola materna giocava “vicino agli altri ma non con gli altri”, preferendo “il gioco individuale di tipo strutturato (costruzioni, ecc)” (le parole virgolettate sono quanto testualmente scritto in una scheda che ho ritrovato dei tempi della scuola materna).
    Tuttavia, nulla faceva presagire che il disagio si sarebbe acuito con il passare degli anni, cosa che invece è accaduta.
    Infatti, attualmente la situazione ci sta dando qualche preoccupazione: il ragazzo, anche in classe, è sempre solo e tende ad isolarsi, magari usando il telefonino, di cui fa un largo uso soprattutto per i giochi virtuali, dove interagisce con persone che, a detta sua, non lo prendono in giro.
    Il problema infatti è anche che il fatto che sta sempre solo, con un’aria insicura e remissiva (segnalo anche che tende a non guardare in faccia l’interlocutore e adirasi se viene guardato con insistenza), cosa che lo rende facile bersaglio di qualche bullo, per cui si rifiuta di andare a scuola, dicendo di essere stanco di questa situazione che, a suo dire, si protrae da sempre.
    Aggiungo che il ragazzo interagisce in modo pieno esclusivamente con due amici che conosce sin dalla scuola materna, mentre con altre persone non è in grado né di instaurare un rapporto di amicizia né di introdurre un discorso.
    Se gli viene fatta una domanda risponde lo stretto necessario. Inoltre, è molto sensibile a osservazioni e rimproveri, ai quali risponde spesso piangendo.
    Per quanto riguarda il profitto scolastico non ha problemi.
    Nella sua classe, pur non interagendo con gli altri, si trova bene in quanto i compagni lo rispettano (perché anche lui rispetta gli altri, e questo lo sottolineo perché il ragazzo non è solito arrecare disturbo ad altre persone).

    In famiglia siamo molto preoccupati, perché abbiamo pensato a lungo che si trattasse di un tratto caratteriale, però adesso abbiamo paura di aver sottovalutato i sintomi.
    Vorrei quindi porre qualche domanda: anzitutto, vorrei chiedere se, a Vostro parere, bisogni o meno assecondare il fatto che non voglia andare a scuola (sottolineo che la scuola si trova a 40 km di distanza dunque deve necessariamente prendere i mezzi); vorrei poi chiedervi se pensate che abbia bisogno di una terapia (e di quale tipo?) e se sapreste eventualmente indicarmi un centro in Sardegna (meglio Cagliari).

    Vi ringrazio e aspetto una Vostra risposta.

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    Cara Giulia, la situazione, così come la descrive, presenta carattere ambivalenti, per cui diventa difficile suggerire una possibile diagnosi per la situazione di suo fratello. In alcuni passaggi della sua lettera sembrava quasi emergere un nucleo autistico, mentre in altri tende a prevalere un quadro di timidezza caratteriale. È sicuramente necessario un consulto psichiatrico o neuropsichiatrico per stabilire quanto ci sia di caratteriale, nella sua chiusura, e quanto, invece, possa essere indotto da problematiche di altra natura. Anche in base a una diagnosi, sicura o orientativa, potrete stabilire con lo psichiatra se assecondare il desiderio di suo fratello di lasciare la scuola, oppure no. Se la chiusura è dovuta essenzialmente a una scarsa autostima, un ritiro dalla scuola non lo agevolerebbe; suo fratello si convincerebbe che per risolvere un problema bisogna fuggire. Se invece ci fosse qualche cosa di più, sarebbe opportuno valutare una linea comportamentale adeguata per evitare di provocargli eventuali scompensi. In ogni caso, un percorso terapeutico con un buon professionista gli sarà utile per rinforzare il carattere e prendere coscienza delle sue risorse, indispensabili per sopravvivere alla cattiveria del mondo esterno. Nel caso in cui venissero esclusi segni psichiatrici di base, le suggerisco di far seguire a suo fratello una psicoterapia – questa volta anche con uno psicologo, se ne conosce uno di sua fiducia – mirata a rafforzarne l’autostima.
    Non conosco centri in Sardegna, ma invito qualche mio collega a fornirle le indicazioni che cerca, se qualcuno ne è a conoscenza.
    Ci faccia sapere come prosegue!
    Buona giornata
    Dr.ssa Federica Leva

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