Io non so cosa fare, lui ha problemi

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    Salve, ho 32 anni e ho una relazione da tre anni con un ragazzo di 29. Purtroppo quest’ultimo anno e mezzo si è rivelato molto duro, aggravato da un problema di salute del mio fidanzato. Il problema si è ora risolto a livello fisico ma ha appesantito ancora di più il suo quadro psicologico fragile. Non so cosa fare. Sta lavorando tuttora con uno psichiatra per affrontare depressione e ossessioni di tipo ipocondriaco che ha avuto negli ultimi mesi.

    Io in tutto ciò gli sono sempre stata vicino. A volte ho dato segni di cedimento per cui mi sono sentita in colpa nei suoi confronti, ma per me non è stato affatto facile. Tutto l’anno scorso anch’io, con lui, ho trascorso un anno fatto di pianti e cattiva gestione della relazione (fra cui più tentativi di coabitazione nella mia casa in cui, adesso, vivo da sola).

    Ma andiamo al nocciolo della questione: i miei problemi nei suoi confronti sono perlopiù riguardanti le responsabilità. Sebbene mi senta tanto legata a lui, che veda anche la fragilità che me l’ha reso così affine a me, tanto da innamorarmene, che in sua compagnia io stia davvero bene, purtroppo non riesco a “fidarmi” del suo essere uomo. Di questa cosa anche lui si strugge, tant’è che il suo grande desiderio è diventare uomo per non essere vittima delle sue paure che lo torturano. Da parte mia mi sento molto divisa perchè da un lato vorrei lasciare da parte tutto e aiutarlo, almeno fino a che non si riprende. Poi affrontare il resto. Dall’altro lato i miei bisogni di avere qualcuno di affidabile si fanno sempre più pressanti.

    Esempio pratico: prende medicine per l’ansia ecc ecc, e queste lo fanno dormire anche 14, 16 ore, ma anche prima dormiva tanto (11 ore anche). Comunque confinava il tempo per lavorare in tempi strettissimi, a volte nulli.

    Da qui il mio dubbio perchè non so cosa fare: ho diritto di “arrabbiarmi” o per adesso dovrei lasciar perdere e magari spronarlo a fare quel che è possibile per lui adesso? E quant’è la misura giusta? Anche prima della depressione sono stata delusa molte volte. Come detto prima, un’infinità di volte voleva lui venire ad abitare con me, per poi andarsene perchè non se la sentiva più (ed anche perchè le finanze non glielo permettevano). Inoltre, gestione dei soldi zero, infatti è capitato più volte gli abbia prestato io qualcosa. Tutto ciò con enorme rammarico da parte sua perchè sa di essere in difetto e non vorrebbe darmi tutti questi pensieri. Si vergogna molto spesso, ma più si sente in difetto, più questo fenomeno aumenta.

    Io le ho provate tutte. Atteggiamento comprensivo, atteggiamento incavolato per spronarlo, atteggiamento positivo per aumentare la sua autostima (ovviamente il fulcro centrale di tutta la storia). Ho provato anche a starmene un pò in disparte per lasciar fare a lui il suo percorso. La situazione ogni tanto migliora, ma il più delle volte si ripete ancora ancora e ancora, e non ho più fiducia nelle sue parole, per quanto so che tutti i suoi discorsi sono fatti con assoluta sincerità.

    Lui mi ama tantissimo, io un pò sto cedendo per la fatica.

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    Federico Baranzini - Psichiatra Psicoanalista Milano

    Gentilissima LadyM,

    accogliendo i suoi dubbi e la sua perplessità per non sapere cosa fare la vorrei far riflettere su alcuni aspetti.

    Il fatto di mostrare momenti di cedimento, momenti in cui lei stessa si sente in difficoltà e mette in discussione la sua relazione non va vissuto come senso di colpa nei confronti del suo ragazzo. Ma come la presa d’atto di propri limiti (quanti ne ha il suo ragazzo?) e spunto per una riflessione. E’ lecito porsi delle domande soprattutto se si pensa di aver raggiunto il proprio limite e di vivere una condizione di malessere. Una coppia non è formata solo da una singola persona ed i problemi di uno potrebbero incidere sull’altro. Mi pare si ponga una questione di “risorse”, le risorse messe in campo non sono o non sono state eque, non mi pare che senta di ricevere quanto invece è stata in grado di dare ed ora che anche lei è in difficoltà la relazione è a rischio.

    Un secondo aspetto su cui la invito a riflettere è questo: quanto è veramente convinta sia corretto al fine di aiutare il suo ragazzo, mostrarsi sempre pronta, sempre presente, sempre energica, sempre supportiva e così via? Voglio dire, è veramente convinta che per aiutare una persona che ha delle difficoltà così importanti ci si debba mostrare “invincibili” e infaticabili? O forse vale proprio il contrario? Darsi un limite e rispettarsi prendendo atto di quella che appare come la “verità per sè” non è forse il modo migliore per indurre lo stesso comportamento/atteggiamento nell’altro?

    Credo che, in funzione dei dubbi e della difficoltà nel prendere una decisione, ma soprattutto in funzione della difficoltà nel comprendere e trovare il giusto atteggiamento per fronteggiare i problemi riportati, sarebbe opportuno che lei si facesse aiutare in modo più specifico da uno psicoterapeuta. Lo stesso devo dire potrebbe valere per lui. Certo i farmaci aiutano ma non possono tutto. Ciò la aiuterebbe a trovare la giusta strategia per far fronte a queste vostre problematiche. Questo modo le permetterebbe, inoltre, di non sottovalutare la fatica che fa (e guardi che è reale, non una sua invenzione) ed il senso di cedimento che sta vivendo.

    Cordiali saluti

    Federico Baranzini

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