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Dr.ssa Emanuela Venanzoni.
Disprezzata dal marito narcisista
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chiara 07/12/2014 alle 19:12
Egregio Dottore
Le scrivo perché io e mio marito siamo a un passo dalla separazione. Siamo sposati da tre anni e mezzo e abbiamo un figlio di tre anni ero incinta all’ epoca del matrimonio che non è mai stato felice. Siamo entrambi professionisti solo che lui essendo più grande di me di sei anni è già di ruolo. Il suo contributo familiare è pari a zero in fatto di vicinanza, presenza e complicità con me e con il figlio oltre che nelle cose pratiche. In pratica pensa solo al suo lavoro, mi denigra e mi critica continuamente insieme alla sua famiglia il cui motto è uno si deve realizzare nella coppia, l’ altro si adegua. Odia tutti i miei parenti, amici e conoscenti. È sempre malizioso e in mala fede. Mi sento poco apprezzata come donna, moglie, madre e medico. Stavo pensando che ci sia qualcosa di patologico come la personalità narcisista. Non è in grado di vivere l’amore come un impegno e prendersi cura degli altri. È inaffidabile ed egoista. Se non lo accontenti subito batte i piedi e se gli vai incontro pensa che gli sia dovuto. Mai un grazie o un sorriso. Solo malumori. Che ne pensa? La ringrazio anticipatamente per la sua risposta
Gentile Chiara, buonasera,
da quello che scrive mi sembra di capire che non sia stato un matrimonio semplice e che suo marito abbia una personalità particolare.
In effetti dalla lista, chiamiamola così, che lei ha scritto, potrebbe dare adito a pensare che ci potrebbero essere dei tratti di una personalità narcisistica e molte di queste manifestazioni in casi patologici possono indurre una vera e propria manipolazione fisica e psicologica nei confronti della compagna che si trova a vivere una situazione di questo tipo, vengono infatti chiamati “manipolatori”.Mi è arrivata molto dalle sua parole questa sensazione di mancanza di contatto e di condivisione che in una relazione sana, di appartenenza e di amore ci deve essere e laddove ci siano delle incomprensioni sarebbe comunque sempre opportuno cercare di confrontarsi e trovare una buona mediazione, mi colpisce inoltre il motto della famiglia di origine di suo marito in cui soltanto uno dei due per far si che la coppia sopravviva sia felice ed appagato.
La coppia proprio perchè un sistema a due, deve fornire la serenità di entrambi i facenti parte della medesima, dove tra le altre cose, molto spesso sopratutto in modalità familiare come questa, è la moglie, che deve in qualche modo farsi carico di tante cose e mettere a ” tacere” la sua infelicità.
Non voglio come terapeuta dare, per quanto sarebbe facile, addosso alla parte maschile di questa situazione in maniera troppo forte, perchè probabilmente provenendo da una modalità relazionale ed affettiva di questo tipo mi immagino che anche suo marito non abbia avuto modo di sviluppare anche una sano attaccamento nei confronti degli altri. Anche se questo non sempre può giustificare certi atteggiamenti che potrebbero anche essere rivisitati in un percorso insieme dove affrontare tutto questo, se lui avesse voglia di mettersi in gioco, provando a ri-costruire insieme il vostro matrimonio.Laddove ciò non fosse possibile, e la via della separazione è l’unica che può essere intrapresa, le posso dire qualora lo ritenga utile e buono per lei, di farsi comunque accompagnare in questo passaggio da uno specialista, in quanto queste sono relazioni che possono negli anni, portare via molta energia vitale e a volte ledere l’autostima e la vitalità di chi subisce ogni giorno vessazioni ed umiliazioni ed a lungo andare possono far crescere situazioni di malessere individuale molto forti.
Un caro saluto.
Dott.ssa Emanuela Venanzoni.