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dr. Federico Baranzini.
Ansia e vergogna in ogni situazione
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Antonio 21/07/2019 alle 09:20
Salve a tutti. Chiedo questo consulto per i miei problemi di ansia e vergogna. A scuola ho subito (ammetto che all’epoca ero insopportabile…) bullismo da cui non mi sono mai ripreso. Per qualche anno sono andato dallo psicologo e dei minimi miglioramenti ci sono stati. Purtroppo la maggior parte dei problemi sono rimasti (si verificano soprattutto con coetanei maschi).
Non sono in grado di guardare i miei coetanei per molto tempo in faccia. Provo imbarazzo che tento di camuffare ma loro se ne accorgono sempre. Quando vedo qualche ragazzo che conosco, anche quelli con cui ho un rapporto accettabile, l’imbarazzo mi porta ad evitarlo stando distante. Loro davanti e io molto piu indietro, anche fermandomi, tentando di non farmi vedere o attraversando il marciapiede. Va detto che si accorgono di questo modo di fare strano.
Ho enormi problemi a fare amicizia e a salutare. Non so mai come comportarmi se sono distanti da me, se salutare persone che ho visto varie volte all’Università ma con cui non ho mai ho parlato (ma anche con persone con cui ho parlato…). Ho distrutto una possibile conoscenza con un ragazzo molto gentile per questo motivo. Una volta l’ho salutato, poi per vergogna non l’ho fatto e, da quel momento in poi, per non sembrare pazzo, non l’ho salutato più (e ora non mi guarda in faccia…). In più quando esco sono costantemente in ansia (ho provato a risolvere qualche volta con la valeriana ma ha l’effetto di una caramella alla menta).
Il mio psicologo parlava di timidezza ma francamente a me sembra molto di più. Che mi consigliate? Meglio riprovare da un altro psicologo o tento di provare dallo psichiatra?
Salve,
la ringrazio per aver condiviso i suoi disagi e noto con piacere la sua voglia di risolverli. Tale disagio sembra essere in grado di invalidare la sua vita e le sue relazioni interpersonali.
Sarebbe opportuno comprendere se il suo imbarazzo, la sua vergogna, ad esempio nel guardare negli occhi i suoi coetanei, nel salutarli o nel soffermarsi con essi, sia il risultato di un’ansia di base che trova le sue radici nella paura di essere giudicato, di essere valutato o al contrario nell’ansia di essere notato e considerato. Qualcosa mi fa pensare che sia proprio quest’ultimo l’aspetto prevalente: ha sottolineato in più passaggi del testo che tanto gli altri se ne accorgono… Forse è proprio qui il punto: si vergogna forse del suo stesso desiderio/aspettativa di essere visto e riconosciuto? Cosa è accaduto o cosa accadrebbe se lei si esponesse al contatto, anche visivo, con gli altri? Quali conseguenze potrebbe avere? Teme forse che salutando o incrociando lo sguardo possa farsi testimone agli altri di qualcosa di sè stesso che per qualche motivo inconscio non ritiene meriti attenzione ?
E’ importante non solo valutare il dato di fatto ovvero la sua difficoltà relazionale, ma capire anche quali possano essere i pensieri che si innescano e le paure (e le fantasie?) conseguenti al contatto con i coetanei. Questo potrebbe anche aiutare a capire se è corretto parlare di timidezza come tratto temperamentale o parlare di ansia.
Le consiglierei di chiedere un aiuto ad uno psicoterapeuta, forse meglio se ad indirizzo psicoanalitico, con il quale comprendere la natura del suo imbarazzo e della sua vergogna e trovare le giuste strategie per fronteggiarli.
Cordiali saluti
Federico Baranzini