Affascinata dalla morte

    Salve a tutti
    Scrivo perché da molti anni soffro di attacchi di panico, ansia e depressione.
    Sono una ragazza di 24 anni, e fin dai 14 anni non ho fatto altro che passare da una fobia all’altra, da un malessere all’altro.
    Mi porto una storia pesante dietro, sono cresciuta con un padre che era disgustoso, un alcolista molestatore di bambini, e mi vergogno di lui, di essere nata figlia sua e di avergli voluto così tanto bene.
    Fin dalle scuole elementari sono stata una bambina problematica, sempre arrabbiata, che non socializzava con nessuno. A scuola venivo sempre emarginata anche quando provavo ad essere aperta e disponibile, e questo mi ha portata a non provare più interesse nel frequentare le lezioni. Mi sono pian piano chiusa nel mio mondo di fantasia, senza combinare nulla nella vita.
    Mi ritrovo ora a 24 anni senza nulla, senza uno straccio di diploma e senza aver mai lavorato. Mi sento una persona vuota e finita, e lo scontento aumenta di giorno in giorno.
    Ho un ragazzo, ma abita lontano ed è più giovane di me. Ci vediamo e quando sono con lui sono felice, ma so che non posso fare affidamento solo su questo. Anche l’idea che si trasferirà nella mia città alla fine di quest’anno un po’ mi rende felice e allo stesso tempo mi spaventa. Non so nemmeno che cosa ho nella testa.
    Tuttavia scrivo perché ho un problema veramente grande, tra i tanti già citati. Sono sempre stata affascinata e al tempo stesso terrorizzata dalla morte.

    Prima mi comportavo come se non mi appartenesse, se fosse qualcosa che poteva capitare solo agli altri… ma da due anni ho realizzato che è un destino che ci accomuna tutti, e da allora ho iniziato a pensare solo a quello.

    Tutta la mia vita è una grande crisi di panico. A volte mi sento vuota e triste. Non so perché vivo, se tanto devo morire. Non so perché dovrei impegnarmi, se tanto non ha alcun valore. Non so perché scrivo questa cosa, se comunque non cancellerà la cosa che tanto temo. Mi sento anche sciocca a provare queste emozioni, perché vedo gli altri che non provano il mio terrore parlando della morte o pensandoci. Perché mi succede? Perché non riesco più a dare valore a nulla? Sono depressa o sono semplicemente una pessimista che si illude di essere malata e di poter quindi trovare una soluzione?
    Nonostante queste parole scrivo perché ho capito che devo fare qualcosa, soprattutto per le persone che mi hanno cresciuta e mi amano, perché voglio dare alla mia mamma una minima soddisfazione, qualcosa che non sono riuscita a fare in questi anni. Lei dice sempre che è fiera di me perché sono una brava ragazza, ma io sono brava perché sono una vigliacca che ha persino paura di respirare. Non farei mai del male a nessuno, ma quanto mi piacerebbe essere una ragazza normale. Uscire con gli amici, lavorare, divertirmi, arrabbiarmi, ridere per un film e amare. Non posso fare queste cose perché il mostro che mi perseguita me lo impedisce.
    Ho tanta paura che questo male mi porterà via anche il poco che ho, se vado avanti così
    Mi scuso per aver scritto così tanto, e ringrazio in anticipo per un’eventuale risposta

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    Gentile Kotobird91,
    leggendo la sua mail e da quello che scrive mi arriva che non deve essere per lei un momento facile, che non le permette di essere serena e di concentrarsi bene su sè stessa e su quello che vuole costruire per il suo futuro.

    Lei come ha scritto arriva da una situazione familiare pesante sia a livello emotivo che psicologico, che comporta nella crescita di una bambina sentimenti contrastanti come il voler bene a chi magari ci ha fatto del male e ci ha deluso, e nello stesso tempo provare sentimenti di vergogna e di non comprensione per tutto quello che è successo.

    Non è semplice convivere con tutto questo che può far subentrare nel tempo, elementi emotivi e psicologici di vissuti depressivi importanti che non permetono di essere sereni e di costruire nel tempo la propria identità e la propria persona.
    Sono lieta di leggere che ha una relazione che da quello che leggo la fa stare bene e che presto avrà modo di vivere più da vicino, ed è naturale che questo un pò può spaventarla forse anche per i suoi vissuti emotivi.
    La morte come ha scritto in alcuni passaggi, fa parte stessa della vita è la sua diciamo normale conclusione, ma nello steso tempo si vive per assaporare tanto altro e per costruire per noi stessi un vissuto chiamiamolo “terreno” che sia di quanto più bello e nutriente possiamo.

    Il fatto di darci molta attenzione può nel tempo, come anche lei ha notato, portarla lontano da questi vissuti talvolta semplici, ma fondamentali per la nostra esistenza.
    Per questo credo sia utile sopratutto in un momento per lei così delicato e forse anche un pò di transito, in quanto si sta ponendo delle domande e si sta facendo sempre più presente l’ipotesi di voler cambiare qualcosa, che lei contatti uno specialista che la possa accompagnare in questa sua fase di crescita.
    E’ un momento importante che va preso in considerazione con attenzione e delicatezza, chi ha avuto una storia di dipendenza in casa con annesse situazioni di questo tipo, vive uno strascico emotivo importante che va tenuto in considerazione ed elaborato con l’aiuto di un esperto e, laddove per lei ci siano problemi economici, può vedere nel territorio servizi psicologici che si occupano di queste tematiche che sicuramente potranno darle l’aiuto necessario.

    E per qualsiasi cosa non esiti di nuovo a contattarci.

    Un caro saluto ed in bocca al lupo per tutto.

    Dott.ssa Emanuela Venanzoni.

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    Sto provando le tue medesime sensazioni in questo periodo e non riesco a darmi pace. Avere la certezza che un giorno smetterò di esistere, che perderò qualunque percezione di me stesso in maniera totale ed irreversibile è un concetto che mi fa impazzire.

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