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laura.
Non riesco a staccarmi emotivamente da mia mamma
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Sono una ragazza di 22 anni. Vivo con i miei. Da qualche anno la nonna materna, rimasta vedova vive con noi. Tuttavia essendo una donna depressa, con qualche turba della personalità rende la vita a mia mamma impossibile. Questo la rende sempre nervosa, triste. Ogni giorno litigano, urlano e io subisco ogni giorno questa violenza. Sto malissimo a vedere mia mamma soffrire. So che per quanto mia nonna possa essere responsabile, il vero problema è mia mamma che non riesce a gestirla. Reagisce in malo modo ad ogni critica di mia nonna, seppur dettate solo dal suo essere acida e vecchia e senza reale fondamento.
Il problema, però, è che per quanto possa provare a distrarmi, non pensarci e ripetermi razionalmente ce me ne devo distaccare, non ci riesco cosi quando sono sola scoppio a piangere per liberarmi e sentirmi meglio. Purtroppo sono studentessa quindi resto a casa quasi sempre per studiare. Questa situazione mi distrae dallo studio e nell’ultimo periodo sta degenerando. Quando ho questi sfoghi di pianto, dopo litigi tra mamma e mia nonna, ho dolori allo stomaco e a volte penso di auto procurarmi il vomito cosi da stare meglio. Non ho mai avuto questo tipo di pensieri. Sono sempre stata una persona solare che sia ama si piace. Ma da quando ho questa situazione sono diversa. Mi sono chiusa e ho perso interesse nelle amicizie. La mia domanda è: come posso smettere di essere cosi empatica? Come posso smettere di assorbire quest’aria negativa in casa?
Buongiorno, mi pare che,nella vostra famiglia, sul versante femminile, vi sia un legame molto forte tra le generazioni. Non è sbagliato, anzi, volersi anche molto bene ed essere uniti in famiglia, ma il problema sorge quando una persona ormai adulta, si autovaluta principalmente sulla base di ciò che i suoi cari dicono di lei, come generalmente succede da bambini, e viene eccessivamente ferita da eventuali rimandi negativi ricevuti dai parenti.
Da bambini una scelta è sbagliata, se i genitori si arrabbiano per un determinato comportamento, mentre da adulti giusto o sbagliato è ciò che noi crediamo sia tale, sulla base di valori elaborati personalmente.
In certe famiglie, però la paura, magari inconscia, di essere abbandonati da chi ci ama non fa prendere nemmeno in considerazione l’ipotesi di affermare con forza e serenità la propria peculiarità di gusti, valori, scelte, indipendenza, in queste famiglie, inconsciamente significa rifiutare in toto l’altro ed esserne totalmente rifiutati, distaccandomi da chi mi è caro, non so più nemmeno io chi sono e quanto valgo, mi sento persa. Questo potrebbe anche derivare da un’educazione molto rigida, dove, quando i figli esprimevano divergenze dai genitori, questi reagivano con silenzio ostile e rifiuto affettivo e non col dialogo costruttivo. Sarebbe interessante una Psicoterapia, per Lei e per sua mamma, per scoprire se era così, almeno in parte anche per voi.
In situazioni come la vostra, quando tre generazioni soffrono, provare a cambiare piano piano si può e si deve, per il benessere di tutti.
Per prima cosa provi a parlare con la mamma, la valorizzi, la faccia sentire una brava madre, moglie, una splendida donna, al di là di quello che la nonna dice.
Comsiderate seriamente l’idea di prendere un aiuto esterno, per accudire la nonna, almeno qualche ora, in modo che non possa riversare così spesso il nervosismo legato alla sua salute precaria sulla mamma.
In queste ore la mamma dovrebbe trovarsi un interesse che la valorizzi come persona e metta in luce le sue doti, così diventerebbe più forte dentro, di fronte alle critiche.
Chiedo anche quanto i maschi di casa vi valorizzino comedonne e quanto collaborino alla gestione della nonna, se fosse possibile cercate di coinvolgerli di piu, se la prendono meno delle donne,per le critiche.
Quanto a Lei, mi sembra che non voglia proprio concedersi il distacco, neppure fisico, deve studiare ? Perché per forza in casa ? Ha mai pensato alle biblioteche o alle sale-studio dell’Università ? Una mente attanagliata da problemi emotivi non può concentrarsi nello studio ed il distacco fisico è il primo passo per quello emotivo, che verrà con fatica dopo, secondo me sarebbe proprio ora di cominciare, per il Suo futuro !
E la nonna ? È solo soggetto di accadimento passivo o può ancora fare qualcosa di utile ? Spingetela con decisione a rendersi utile, per quanto può, perché, a volte la rabbia nell’anziano può derivare anche dal non trovare più un posto nel mondo.
In bocca al lupo a tutti.
Mi riscriva pure, se ha bisogno.
Dott.essa Francesca Chiara Pellini-
Questa risposta è stata modificata 6 anni, 3 mesi fa da
dr.ssa Francesca Chiara Pellini.
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Questa risposta è stata modificata 6 anni, 3 mesi fa da
dr.ssa Francesca Chiara Pellini.
maiunagioia 14/03/2017 alle 21:35Sono una ragazza di 20 anni e quale ragazza di questa età non sarebbe contenta se il proprio ragazzo la vuole portare fuori a cena o magari fare un viaggetto?
Ecco per me non è così, quando usciamo fuori a cena per me è un vero e proprio trauma, mi si chiude lo stomaco e al minimo assaggio mi viene subito da vomitare e inizia a venirmi l’ansia a tal punto da voler solo uscire dal ristorante e andare a casa dai miei genitori. Stessa cosa per quanto riguarda il discorso ‘viaggio’…l’ultimo weekend che abbiamo fatto insieme la sera stessa del nostro arrivo mi sono iniziate una serie di attacchi di panico portandomi a dover partire il mattino dopo per tornare a casa. È una cosa che purtroppo mi succede spesso, ma negli ultimi anni sta divendanto un vero e proprio disagio, tanto da sentirmi in imbarazzo con il mio ragazzo per questa situazione. Sto già pensando alle vacanze estive e mi sto già preoccupando..Mi capitava anche quando dovevo andare in gita con la scuola ad arrivare giorni prima e soprattutto la notte prima ad avere crisi di panico. Cosa posso fare? Dovrei essere seguita da una psicologa? Dovrei prendere un ansiolitico?laura 10/10/2017 alle 22:31Io non ti conosco e non posso azzardare ipotesi ma da quello che ho capito leggendo le tie righe può essere che tu abbia, come me, ricevuto un’educazione iperprotettiva tanto da non riuscire ad andare via dal “nido” neanche per pochi giorni e neanche se questo avviene in compagnia dell’uomo che ti vuole bene. In questo caso i farmaci non servono a niente….ci vuole l’aiuto di una brava psicologa. Fatti aiutare. Un abbraccio Laura.
laura 10/10/2017 alle 22:34Di sicuro una psicologa può aiutarti a capire perché ti succede tutto questo e come superare la cosa. Gli ansiolitici te li sconsiglio..io stessa ne ho fatto uso..in passato ma avevo incubi la notte. Se nel frattempo può consolarti sapere che pure io sono fortemente emotiva e odiavo quanto te le gite (tanto che se saltavano ne ero solo felice) e ho sempre fatto fatica ad allontanarmi da casa anche quando andavo in vacanza col mio ragazzo. E sono tutt’ora attaccata a mia madre. Mi sto facendo aiutare da una psicologa. Mi sono resa conto di essere regredita molto e per questo ho chiesto aiuto.
laura 10/10/2017 alle 22:34Credo che una psicologa ti sia utile. Sei molto piu giovane di me e se riesci insieme a lei a superare questi forti disagi puoi cominciare a viaggiare e goderti la vita…ma non farti dare farmaci…assolutamente no!!!!! Un abbraccio Laura. Io stessa sto cominciando una terapia perché sono “mamma dipendente”.
Se hai il ragazzo fatti aiutare anche da lui..a superare il tuo disagio. Con il suo amore…e i consigli di un esperta ce la puoi fare.
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